Valeria Merola insegna Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila. I suoi principali interessi di ricerca riguardano la scrittura per il teatro, il tema morale nella letteratura, la poesia barocca e i rapporti tra letteratura e medicina. Ha rivolto la sua attenzione in particolare all’opera teatrale e alla riflessione morale di Emanuele Tesauro (La messinscena delle idee, Emanuele Tesauro e il «teatro di maraviglie», Vecchiarelli 2008 e La morale allo specchio. Retorica e letteratura secentesca, Aracne 2012). Si è poi occupata di drammaturgia cinque e secentesca, del teatro di Alfieri, di tragedia del Settecento (Paradigmi edipici. Letture teatrali settecentesche, Settecittà 2009) di Luigi Pirandello, di Natalia Ginzburg e di Alberto Moravia (La scacchiera: il teatro di Alberto Moravia, edizioni Sinestesie, 2017).
Valeria Merola
La scacchiera. Sul teatro di Alberto Moravia
Anziché fornire un quadro complessivo del teatro di Alberto Moravia, il libro privilegia la sua insistita rivendicazione della natura squisitamente letteraria della propria produzione drammaturgica. In questo modo, anche la precoce individuazione moraviana delle specificità della comunicazione teatrale, attribuita a una diversa disponibilità da parte del pubblico, prepara la posizione particolarmente significativa che le viene riconosciuta dallo scrittore nella sua ultima fase, ma ne conferma il rapporto con la scrittura narrativa e la continuità rispetto alla tradizione teatrale classica e moderna. Solo un teatro concepito come luogo sacro, dove si compie un rito e dove si possono dibattere le grandi questioni dell’umanità, può essere davvero un teatro morale, che serve a mettere in scena vizi e virtù, ossessioni e paure dell’uomo, senza concedere nulla alle mode culturali e alla mondanità delle prime rappresentazioni. Il teatro delle idee, che è anche il teatro degli scrittori, è il risultato di una combinazione alchemica, in cui ogni battuta e ogni movimento scenico articolano una sostanza concettuale. Nella drammaturgia dello scrittore romano ogni pedina risponde a un delicato intreccio di elementi, in un vero e proprio «gioco di scacchi».