Francesco Rizzo, dottore di ricerca di cultura e filosofia medievale e umanistica, dopo essersi occupato di letteratura pronosticale e di pensiero di riforma meridionale – nell’ambito di un assegno di ricerca di Letteratura italiana presso l’Università del Molise (2014-2015) – svolge attività di docenza a contratto alla Link Campus University di Roma (2013-2016) e all’Unipegaso (2020-2022). Nel 2018-2019 è ricercatore a tempo determinato presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Stettino (Polonia). Ha pubblicato: Il teatro della parola (Edizioni Sinestesie, 2020), Dentro e fuori nell’infinito di Bruno, Leopardi e Gentile, in «Sinestesie» (2020), La deriva metonimica del significante barocco e la semiotica interpretativa, in Symbolum, Mito Immaginario Realtà (Aga edizioni, 2020); Lingua insignificante (Aracne, 2018).
Francesco Rizzo
Il teatro della parola
Il saggio si propone di mettere a fuoco, in certa misura, la valenza, in ambito ermeneutico e letterario, del genere “barocco” a partire dalla definizione metastorica che ne dà Eugenio D’Ors. Il focus delle sue occorrenze non è centrato una volta per tutte ma oscilla tra letteratura rinascimentale e influenze controriformistiche. La traccia “barocca” si manifesta così longitudinalmente segnata da quel bipolarismo che ha caratterizzato il “barocco storico”, portando allo sconvolgimento delle avanguardie novecentesche. Da Bruno a Marino, da Tasso a Leopardi a Gentile, da Carmelo Bene a Arbasino, da Artaud a Buzzati a Flaiano a Tondelli, è chiaro che un qualche denominatore comune, che leghi le differenze logiche e i distinguo gnoseologici tra i generi e le specie delle manifestazioni della materia estetica, deve esistere. È di sicuro un filo rosso nato dalla rilettura della fede, dall’inevitabile polemica che ne scaturisce. Perciò lo stesso tentativo di rilettura critica diviene un testo in movimento, un esperimento barocco. Un esempio di questo approccio è l’idea che condiziona l’azione di velamento-svelamento nell’Adone di Marino, in cui la ripetizione umanistico-rinascimentale del chiasmo amante-amato fonda gran parte del testo.