Edizioni Sinestesie

Associazione Culturale Internazionale



Annamaria Andreoli

Il popolo autore nella Figlia di Iorio di Gabriele d’Annunzio

Il mito romantico del popolo autore, il mito dell’opera d’arte corale «che si fa da sé» non poteva trovare compiuta realizzazione se non sulla scena. La Figlia di Iorio (1903), capolavoro del d’Annunzio drammaturgo, ripropone un’antica leggenda dell’Abruzzo celtico e la vicenda, collocata in un tempo immemorabile, risolve vittoriosamente lo spinoso problema, tutto italiano, della lingua recitata. I personaggi della leggenda dannunziana riproducono gli accenti remoti delle nostre grandi Origini con tale perizia che il pubblico viene immerso nella temperie linguistica da cui sono nati la Divina Commedia o il Decameron. Non si tratta tuttavia di una tragedia antiquaria ma di unatragedia modernissima, in quanto punta su di una popolarità complessa, attiva e passiva: la prostituta redenta dall’amore è un’«invariante» della Signora delle camelie come della Traviata. L’omaggio per la Duse appare evidente da parte di chi le offre, ai vertici della poesia, l’opportunità di non discostarsi dal suo repertorio più applaudito. La trafila compositiva della Figlia di Iorio mette oltretutto in luce le divergenze artistiche che determinano l’alleanza mancata fra i due «divi».

________________________ " class="btn-large btn btn-block" title="Sfoglia il libro">   Leggi online Open

Info libro

Collana:
ISBN: 978-88-98169-36-8
Pagine: 271
Misure: 15 x 21 cm
Prima edizione: 2014-02-04
Formati ebook: e-book

Autore

Ha insegnato Letteratura italiana nelle Università di Bologna e della Basilicata. Dopo una lunga collaborazione con il Ministero per i Beni culturali (Ufficio centrale per i Beni Librari), dal 1997 al 2008 ha ricoperto la carica di Presidente del Vittoriale.

Studiosa di d’Annunzio, ne ha curato l’Opera nell’edizione mondadoriana dei Meridiani.


Nella stessa collana