Gli anni Ottanta in Italia sono difficili da inquadrare dal punto di vista della critica letteraria per più di un motivo. La marginalizzazione di ogni intento e di ogni finalità ideologica dell’arte pare sortire nel panorama letterario italiano un effetto di frammentazione ed entropia. I nuovi autori emergenti, o quelli già noti che continuano a produrre, vengono perlopiù colti dall’esame critico come “picchi isolati, massi erratici pronti a respingere qualsiasi inclusione reciproca in una storia comune” (Renato Barilli). Il presente studio ricostruisce e analizza i temi e la temperie sociale e culturale degli anni Ottanta attraverso l’opera e le intuizioni di uno degli scrittori che più ne hanno incarnato e rappresentato il sentimento. Pier Vittorio Tondelli è stato la personificazione intellettuale del suo tempo: controverso e diseguale, maltrattato oppure incensato oltre il ragionevole, troppo spesso banalizzato e ridotto ai suoi aspetti più superficiali e commercialmente spendibili. Nasce artisticamente con la pubblicazione nel 1980 di Altri Libertini, che segna una cesura rispetto ai temi e alle suggestioni del decennio precedente. Muore nel 1991. La parabola di Tondelli è paradigmatica, nel bene e nel male, di ciò che ha contato nella sua epoca. Un percorso che vale la pena di esaminare al di là della visione pacificata di una critica cattolica, senz’altro diligente e affettuosa, che ha però tralasciato spesso le istanze più ambigue e scomode dello scrittore – la religiosità tormentata, la sessualità vissuta come strumento interpretativo della realtà – e pure oltre una critica militante, in campo politico o di gender, che lo ha troppo a lungo sottovalutato.
Tondelli e gli anni Ottanta
Tondelli e gli anni Ottanta
Gli anni Ottanta in Italia sono difficili da inquadrare dal punto di vista della critica letteraria per più di un motivo. La marginalizzazione di ogni intento e di ogni finalità ideologica dell’arte pare sortire nel panorama letterario italiano un effetto di frammentazione ed entropia. I nuovi autori emergenti, o quelli già noti che continuano a produrre, vengono perlopiù colti dall’esame critico come “picchi isolati, massi erratici pronti a respingere qualsiasi inclusione reciproca in una storia comune” (Renato Barilli). Il presente studio ricostruisce e analizza i temi e la temperie sociale e culturale degli anni Ottanta attraverso l’opera e le intuizioni di uno degli scrittori che più ne hanno incarnato e rappresentato il sentimento. Pier Vittorio Tondelli è stato la personificazione intellettuale del suo tempo: controverso e diseguale, maltrattato oppure incensato oltre il ragionevole, troppo spesso banalizzato e ridotto ai suoi aspetti più superficiali e commercialmente spendibili. Nasce artisticamente con la pubblicazione nel 1980 di Altri Libertini, che segna una cesura rispetto ai temi e alle suggestioni del decennio precedente. Muore nel 1991. La parabola di Tondelli è paradigmatica, nel bene e nel male, di ciò che ha contato nella sua epoca. Un percorso che vale la pena di esaminare al di là della visione pacificata di una critica cattolica, senz’altro diligente e affettuosa, che ha però tralasciato spesso le istanze più ambigue e scomode dello scrittore – la religiosità tormentata, la sessualità vissuta come strumento interpretativo della realtà – e pure oltre una critica militante, in campo politico o di gender, che lo ha troppo a lungo sottovalutato.